La creatività

La capacità di provare ancora stupore è essenziale nel processo della creatività.

D. Woods Winnicott

La creatività è contagiosa. Trasmettila. Einstein

Tra la fine del 2009 e l’inizio 2010, ho creato la mia attività di wedding planner, quando in Italia nessuno sapeva chi fosse e che cosa facesse. L’obiezione più forte era sempre legata alla consulenza: perché avrebbero dovuto utilizzare una figura consulenziale per organizzare un matrimonio? Negli anni, ho lavorato, creando una rete di conoscenze, ho studiato il mercato e ho impostato il lavoro nella maniera più vicina a me, partendo quindi da 0, ma sfruttando una mia precedente esperienza negli eventi aziendali di una multinazionale. Andando avanti nell’attività, le richieste dei clienti e il mercato si sono modificati: ho sentito l’esigenza di prendere in considerazione di abbassare i costi di produzione di alcuni elementi del matrimonio (come bomboniere…) poiché al cliente costavano di più e spesso non era possibile la personalizzazione se non a costo di venire a patti con i fornitori. Ho deciso, quindi, di rendermi autonoma, garantendo così ai clienti la tanto agognata esclusività: ammetto che non sapevo fare neanche un fiocco. Ma come si dice, il bisogno aguzza l’ingegno. Nel 2017, sono entrata in contatto con il mondo della creatività, scoprendo un universo sommerso di creativi/e: scrapbooking, paper flower, grammature di carte, nastri in seta… Deciso quindi di imparare anche le tecniche di lavorazione della resina e del gesso, dimostrando così di essere in grado di personalizzare ogni tipologia di evento e di allestimento. E posso rispondere positivamente alle richieste dei negozi di occuparmi di visual merchandising.A fine 2020, nasce l’esigenza di creare un nuovo marchio, progetto, business: nasce così Manuchehaidee.

Il lancio del progetto

Sappiamo benissimo che anno sia stato il 2020, ma cosa significa creare un progetto e dargli vita in un periodo di crisi così forte? E’ il risultato di un percorso che definirei sotterraneo e che, ad un certo punto, deve trovare la sua luce, deve dare sfogo a questa parte di te che rappresenta un costante e quotidiano lavoro: ti permette quindi di sganciarti da altre stereotipi o pensieri che senza che te ne accorga entrano in te. Si scorgono nuovi orizzonti e nuovi obiettivi che ti danno la forza di alzarti dal letto.

Ma la passione non basta. Sviluppare un nuovo business non può prescindere dalla RETE, dalle interazioni che questa genera   intesa come collaborazioni, scambi e comprensioni. La rete ci aiuta a capire anche dove il nostro progetto fa acqua, dove non si presenta in maniera uniforme. Il progetto deve diventare una seconda pelle, una identità: come era successo per l’attività di wedding planner, ho compreso che il cliente non compra il servizio ma me stessa. Ecco perché è necessario metterci la faccia e raccontare parte di noi stesse.

La creatività non è il punto di partenza

Ho scelto di iniziare questo articolo con queste due frasi che identificano pienamente la creatività come parte integrante della mia vita, prima che del mio business: mettono in luce il fatto che la creatività sia quasi istintiva. E che grazie a lei, si inneschi il cambiamento e ci fa prendere nuove decisioni verso una nuova crescita. Ma la creatività è una onda lunga che dobbiamo cavalcare con la nostra tavola, fatta di progettazione e di organizzazione. Organizzare, programmare e realizzare: questo è il processo che ci permette di arrivare vedere la nostra creatività tangibile. Il lavoro manuale è il fulcro del mio progetto, quello in cui si sporca le mani (e le mie sono sporche di colla e alle volte di glitter) prevede sempre e comunque una programmazione. In tanti, anche le persone insospettabili o quelle più vicine, lo paragonano ad un lavoretto, un po’ per “ignoranza” (nel senso di ignorare che ci siano altri modelli di lavoro e nuove professioni oltre alle classiche) e un po’ per invidia. Molti non comprendono la mia trasformazione in creativa: come mai visto che hai un titolo, sei laureata e hai una attività di consulenza ti metti a fare queste cose? 

Eccolo lì, l’errore: è proprio grazie al mio background formativo, che posso buttarmi in questa nuova esperienza, grazie agli studi, alle conoscenze e alle competenze acquisite. “Che bello, fai i lavoretti!” E’ la frase che ho sentito di più.

Non è un lavoretto, non è un’attività didattica con i bambini, non è mai stato un hobby perché ha sempre affiancato il progetto di partenza, come due anime che si intrecciano.  Siamo noi per primi che dobbiamo non usare i vezzeggiativi o sminuire il progetto o la creazione. La creatività una competenza che fa parte di quelle soft skills di cui si parla molto nell’ultimo periodo, ma assume diversi aspetti e declinazioni nei vari settori: chi la avvicina al problem solving, chi ha talenti particolari.

La creatività è intorno, sotto gli occhi tutti i giorni che quasi ormai non ce ne accorgiamo più. Per questo mi voglio concentrare sulle parole come:

RI/creare: partendo da una idea, dalla voglia di fare qualcosa di nuovo.

RI/cominciare: iniziare una nuova avventura, un nuovo percorso. Ma non significa che partiamo da una sconfitta, ci stiamo guardando intorno per trovare nuove soluzioni,

RI/prendere spazi e idee: diventare di nuovo padroni di spazi e coltivare nuove idee magari messe da parte, ma che sono sempre parte integranti di noi stesse.

E si parte.